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Il Muro del Rimpianto – Sense8: una cancellazione che non smetterà mai di bruciare

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Ogni narrazione è un percorso, una strada che ci accompagna attraverso luoghi nuovi e inesplorati. Fruirne è come viaggiare: all’immobilità fisica contrapponiamo un moto immaginativo. Non c’è in fondo molta differenza tra chi viaggia e chi si mette di fronte a una storia: ci sarà chi ha più l’attitudine del viandante, chi del pellegrino, chi dell’esploratore, ma poco cambia. Ogni volta che ci troviamo dentro a una narrazione nuova, dunque, che sia letteraria, filmica o seriale, ci stiamo incamminando lungo un sentiero sconosciuto e non sappiamo cosa ci attenda. Seguendo il paragone, l’elemento che più si lega al nostro ruolo di spettatori è il bivio. O meglio, la potenzialità del bivio. In questo concetto risiede il nostro più grande potere di fruitori: noi siamo sì, in parte, passivi nell’esperire quella storia, ma siamo attivi nell‘immaginarne possibili deviazioni. Con le serie questo poi capita spesso: finisce un episodio sul più bello e noi ci chiediamo, almeno fino alla visione di quello successivo, quale possibile strada prenderà la storia, a quale opzione cederà la narrazione. Quando poi scopriamo cosa accade, ecco che una delle strade che ci si erano prospettate nella mente viene come sbarrata da un muro. Talvolta non ce ne rendiamo nemmeno conto, ma altre non riusciamo a togliercelo dalla testa: eccolo lì a privarci del diritto di intraprendere quella strada, di scoprire quel mondo, di dare quel senso alla storia. É in momenti come questo che si fa largo in noi il rimpianto per quello che sarebbe potuto essere e non sarà. Andiamo avanti – viandanti, pellegrini o esploratori – lungo la via di quel racconto, ma nella testa torna spesso un pensiero, un’immagine: il Muro del Rimpianto.

Con una naturalezza e una spontaneità che hanno spesso lasciato perplessi gli spettatori, ma che hanno contribuito a renderla speciale proprio per questo, Sense8 ha dimostrato che si può lasciare il segno anche in pochissimo tempo. Basta puntare sui giusti personaggi, caratterizzarli nel modo più realistico possibile e renderli attuali, facendoli diventare manifesto assoluto di un cambiamento che al giorno d’oggi si spera di vedere nel mondo. Il dramma di otto sconosciuti che si ritrovano a comunicare telepaticamente in modo inspiegabile, da un capo all’altro del mondo, e che ci mostrano quanto distanza e diversità non siano nulla in confronto all’affetto e all’amore, ci ha conquistato senza mezze misure.

L’elemento di fantascienza che le incredibili sorelle Lana e Lilly Wachowski hanno unito alla giusta dose di azione e di romanticismo, fa di Sense8 una serie unica nel suo genere, e di conseguenza fa della sua conclusione improvvisa e sbrigativa, un tremendo rimpianto per i fan di tutto il mondo. Il percorso degli otto protagonisti della serie ha avuto inizio nel 2015, con 12 episodi che ci hanno offerto un primo sguardo alla loro storia. Un ingresso timido nel colorato e sfumato universo di Capheus, Sun, Nomi, Kala, Riley, Wolfgang, Lito e Will, in cui uguaglianza, familiarità e scoperta di sé sono il nucleo pulsante di ogni cosa. La sensazione di farci sentire compresi e mai soli, anche quando i chilometri sembrano essere più potenti di ogni altra cosa, è il merito più grande di Sense8.

il muro del rimpianto

Guardarsi allo specchio e vedere al posto del proprio riflesso tante versioni di sé, sfiorarsi e percepire il tocco di altre persone sulla pelle. Camminare in una strada buia e sentire dietro di sé la presenza di qualcuno che ci ama. Questo è quello che rende forti non solo i sensate, ma anche le persone che gli sono accanto, e questo è anche quello che potrebbe rendere più forti tutti noi, se solo imparassimo a capirlo davvero. La connessione unica che lega tra loro i protagonisti di questa serie ha dimostrato come sia davvero possibile trovare qualcuno con cui condividere il proprio essere, anche se per farlo bisogna cercare all’altro capo del mondo.

Ciò che li rende unici, però, è anche ciò che li mette costantemente in pericolo. Quindi non basta sapersi consolare e supportare da lontano, bisogna agire e imparare gli uni dagli altri. Bisogna trasmettersi abilità, pensieri, sensazioni. È necessario aprirsi del tutto e fare proprie anche quelle cose che fanno paura, quelle parti più nascoste che possono spaventare e far del male a chiunque si trovi nei paraggi. Combattimento, intuizione, capacità di recitare una parte, hackerare un sistema di sicurezza. Solo così la cerchia di sensate protagonisti può ribellarsi a chi gli dà la caccia. Ma il lato action di questo prodotto Netlix, non fa che rendere ogni episodio più travolgente.

Non sono solo un io: sono anche un noi.

Questa frase racchiude l’essenza di Sense8 e offre a chiunque una semplice chiave di lettura per capirla.

La battuta di Nomi (Jamie Clayton) non è solo un riferimento all’accogliente e inclusiva atmosfera del Pride, di cui pure abbiamo avuto modo di distinguere i colori e di cui riusciamo a sentirci davvero parte, ma è anche il simbolo dello spirito con cui ognuno di noi dovrebbe imparare a stare al mondo. Il primo di molti insegnamenti che questa serie ci ha lasciato tra un episodio e l’altro.

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Momenti letteralmente da brividi e flashback al difficile passato dei protagonisti si susseguono senza stonare mai con la storyline principale, ma regalando al pubblico qualcosa di reale, squarci di vita veri e, a volte, terrificanti. A scene intrise di un profondo erotismo, Sense8 alterna istanti di dolore difficili da descrivere, resi con delicatezza e rispetto ma anche con un’intensità impossibile da dimenticare. Le sofferenze dei personaggi principali, le loro delusioni, le loro preoccupazioni sono anche le nostre, così come lo sono le gioie e l’impareggiabile senso di libertà che si percepisce durante ogni puntata. Capire se stessi e la propria identità (culturale e sessuale) per potersi trasformare nella migliore versione di sé è un elemento vitale per la serie.

I sensate sono supereroi tutti umani e la connessione telepatica che li unisce altro non è che una metafora per farci capire che è davvero possibile essere legati a qualcuno (a più di qualcuno) attraverso un amore che va oltre qualsiasi confine.

Ed è per questo che non riusciremo mai a digerire la cancellazione repentina e prematura di Sense8.

Perché avevamo bisogno della sua freschezza, avevamo bisogno che qualcuno ci facesse notare che il mondo sta cambiando e che noi possiamo cambiare con lui, senza paura alcuna di sentirci fuori posto. Con tutta la risonanza avuta da questa serie a livello internazionale, i problemi di budget non avrebbero dovuto influire così tanto da portare la produzione a stabilirne la cancellazione. Sì, perché l’unicità di questo prodotto delle sorelle Wachowski sta anche nel suo muoversi realmente tra i paesi per dare più concretezza alle scene e rendere tangibili le ambientazioni e la cultura di ciascun protagonista.

Ma se la voce dei fan è riuscita ad arrivare fino ai piani alti e ha reso possibile la produzione di un episodio conclusivo, forse avrebbe potuto farsi sentire ancora più forte, per evitare che Netflix mettesse la parola “fine” su questa serie inimitabile.

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Non potremo mai perdonare la produzione per aver cancellato una delle poche serie di cui il mondo aveva davvero bisogno.

La questione economica è stata messa come al solito in primo piano, privilegiando serie tv capaci di raggiungere un pubblico più ampio e che permettessero di aumentare i margini di guadagno. Ma Sense8 avrebbe offerto il giusto cibo per la mente delle generazioni più giovani, insegnando loro molto più di quanto non riescano a fare altre serie tv dai costi più alti e che garantiscano un più ampio profitto.

Questa cancellazione non smetterà mai di bruciare, perché l’episodio conclusivo non ha potuto soddisfare davvero le nostre aspettative. Ci ha regalato molte soddisfazioni, è stato emozionante e travolgente, ma non ha potuto restituire nel modo giusto tutta la bellezza di una fine come quella, di un momento di connessione profonda come quello di cui abbiamo avuto solo un piccolo assaggio. Avremmo voluto che ci venisse concesso più tempo per immergerci a pieno nelle sensazioni che questa serie ci ha fatto scoprire. Il potenziale di chi è se stesso e molte altre persone, di chi riesce in ogni istante a essere qui e altrove, è infinito, e sprecare tutto quel potenziale non è che un enorme rimpianto.

Una connessione che abbatte ogni barriera dello spazio e della società, che si costruisce con la propria forza e con essa si alimenta in ogni momento. Una musica moderna che unisce e include tutti, senza distinzioni di genere, sessualità o colore. Un mondo solare e caldo, pieno di bellezza e spiritualità, capace di confortare ogni giorno chi sceglie di farne parte e lotta affinché anche gli altri possano vederlo.

I feel you, your heart it sings.

I feel you, the joy it brings.

Where heaven waits, those golden gates and back again.

You take me to and lead me through oblivion.

This is the morning of our love, it’s just the dawning of our love.

Questo è l’inizio del nostro amore, è solo l’alba del nostro amore. E Sense8 avrebbe dovuto essere solo il principio per qualcosa di immensamente più grande. Anche se alla fine, forse, lo è stato. Le saremo sempre grati per averci fatto aprire gli occhi sulle mille strade che la vita può spalancare di fronte a noi, anche quando hanno cercato di convincerci di poterne percorrere solo una.

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