Rieccoci con l’appuntamento fisso delle pagelle di Hall of Series, oggi dedicate a Settimo Cielo, o 7th Heaven, o Catechismo in dad negli anni novanta, se preferite. Stavolta in una inedita versione special edition che vuole giudicare (eh sì cara Annie, lo facciamo anche noi) i protagonisti attraverso i Sacramenti a cui sono tanto devoti. Dobbiamo dire (con un certo stupore) che la serie televisiva incentrata sugli imprevisti (si fa per dire, Topolino e Paperino avevano guai peggiori), della progenie Camden e degli sforzi dei giudiziosi genitori di tenerli fermi sulla retta via, divide il pubblico.
C’è chi la detestava e inveiva da casa contro i responsabili dei palinsesti televisivi per il troppo spazio dedicato al reverendo e alla sua borghesissima famiglia e chi invece considerava lo show un guilty pleasure immancabile.
È bene che lo sappiate però, chi scrive fa parte del team “Più Otto sotto un Tetto” per tutti, e davanti alla possibilità di mezzo pomeriggio con Settimo Cielo protestava ferocemente.
1) Il Battesimo e la piccola Ruthie Camden
Partiamo dalla piccola di casa Camden (anche se non lo sarà fine alla fine dello show, dal momento che questi Camden si riproducono come conigli selvaggi). Proprio come il primo dei Sacramenti anche la riccioluta ragazzina ci viene imposta senza che ce ne rendiamo conto ma senza lasciarci seccature. Ruthie non spicca di certo per originalità o effervescenza ma del resto come tutti i ragazzi Camden, che per mancanza di originalità nella trama, devono inciampare in ogni possibile pericolo trasgressivo. Uscendone grazie a uno dei polpettoni moralistici rifilatigli da mamma e papà.
Ruthie fondamentalmente nello show svolge più o meno lo stesso ruolo della sedia, quella che è sempre presente in scena ma di cui ti accorgi solo se per qualche motivo ti occorre nell’immediato.
La prima comunione di Matt Camden
Proprio come l’ostia che ci viene propinata per la prima volta durante questo Sacramento, ci aspettiamo chissà che cosa da quella sottile pastiglia, su cui molti preti e catechisti proiettavano un effetto così prodigioso che l’aspettativa di Morpheus e le pillole colorate proposte all’Eletto poteva solo accompagnare. Ecco, Matt Camden ha fatto ad alcune adolescenti degli anni novanta lo stesso effetto dell’ostia durante la prima comunione. Lo vedi per la prima volta (bello per carità, non si può negare) e ti aspetti che sarà lui a creare del significativo movimento nei tuoi soporiferi pomeriggi estivi.
Salvo poi renderti conto, dopo svariate stagioni, che questo ragazzo è insipido come il dischetto al sapore di polistirolo che prometteva di cancellare tutti i peccati, se accompagnato con una buona dose di pentimento. Ogni volta che sembra sul punto di regalare qualche interessante momento di crescita o ribellione, finisce inequivocabilmente per deludere le aspettative, rivelandosi piatto e banale come pochi.
Le prende spesso dalla sorella bona e manesca senza reagire e viene pure tradito dal cane Happy, rivelatosi poi un palese emissario del male sotto candide e batuffolose spoglie, che raccatta da terra lo spinello che il ragazzo ha preso dall’amico fricchettone, solo per non essere l’emarginato del gruppo e la consegna al capo clan, affinché venga punito a dovere.
Matt si sarebbe potuto evitare un brutto quarto d’ora, ma non era per niente il più furbo del gruppo.
La cresima di Simon Camden
Tecnicamente la cresima dovrebbe essere l’ultimo sacramento dell’iniziazione alla chiesa cattolica. Quello che sancisce la nostra convinzione verso la religione scelta (non a caso viene chiamata anche confermazione) e che infonde lo Spirito Santo nell’animo del credente.
Ecco, a giudicare dalla condotta sovversiva del piccolo Simon fin dal primo episodio, dove ricatta subdolamente con la coercizione la sua stessa madre pur di avere un cane, viene da chiedersi se qualcosa non sia andato storto con lui durante questo rito di passaggio. Già, perchè il piccolo Camden, che a giudicare dal taglio di capelli che ha avuto per la metà delle stagioni, puntava a diventare un Backstreet Boys, si è macchiato la fedina più volte nel corso delle undici stagioni dello show.
(Undici! Una grossa ingiustizia che la visione dell’intera serie non valesse essa stessa come un catechismo, ben più formativo di quello che ci rubava i sabati pomeriggio a giocare a calcetto con gli amici)
Un momento su tutti che ci ha fatto volare, in cui la tentennante moralità del ragazzo è venuta meno ai rigidi rudimenti dei devotissimi genitori, emergendo in tutta la sua ribelle sfacciataggine?
Ma ve lo ricordate l’episodio di Settimo Cielo in cui Simon non aspetta il matrimonio per fare sesso e sprofonda in una spirale di autoflagellazione?
Ragazzi, se non vi siete ribaltati dal ridere durante quella visione potete trangugiare serenamente palette da spiaggia ricolme di arachidi senza masticarli. Sicuri che niente potrà mai mettere in pericolo il vostro afflusso di ossigeno al cervello, come il tentativo di rimanere seri vedendo il biondissimo Camden, messo alla gogna dalla sua intera famiglia per il suo vergognoso errore sessuale.
La confessione controvoglia di Mary Camden
Come non associare il sacramento del pentimento alla pecora nera di Settimo Cielo? Mary Camden, vista attraverso gli occhi dei genitori è il bug nel loro perfetto sistema di controllo, la mosca che finisce nel loro Chardonnay, la ribelle senza giusta causa.
Mary per qualche strana ragione non si conforma alle regole predicate in casa Camden: vuole baciare i ragazzi, bere la birra, farsi un tatuaggio e che Dio la perdoni, saltare il college e trovarsi un lavoro. Tutti obiettivi che le forze oscure che si mettono in moto, mosse dalla disapprovazione di Eric e da tutti gli <oaugh>, pronunciati sistematicamente da sua madre, ogni volta che uno dei suoi figli mostra un accenno di personalità propria, faranno in modo di impedire.
A una certa, Mary viene persino spedita dai nonni e allontanata dalla famiglia per ricevere la simbolica raddrizzata, neanche suo nonno fosse il Sergente Maggiore Hartman di Full Metal Jacket. Azione che arriva tardi dal momento che nel mentre la ragazza ha preso a pugni mezza Glen Oak. Iniziando la metà delle risse prendendo a spintoni il fratello maggiore che prova a tenere a bada la sua incontenibile anima oscura. Infila la testa di un compagno gradasso nel cesso della scuola (bullismo allert!), le suona all’insopportabile Lucy pure in stampelle (sotto lo sguardo compiaciuto della madre che non lascia intervenire il fratello per dividerle, pure lei odia Lucy evidentemente), e tira pugni in faccia a svariati pretendenti, colpevoli di provarci un po’ troppo entusiasticamente con lei.
Il tutto ovviamente, senza pentirsi.
Lucy, l’estrema unzione televisiva
Già a partire dal primo episodio dello show possiamo intuire che Lucy è il personaggio più difficile da seguire in Settimo Cielo, senza sentire un bisogno improvviso di compiere un atto malvagio verso il prossimo. Pettegola e petulante, se ne va in giro per 11 stagioni annoiandoci a morte, strabuzzando gli occhi neanche avesse dieci anni e stesse recitando sul palco della recita di Natale.
(Perché lei? Sul serio, ci perdoni Beverly Mitchell che magari è la donna più gustosa dell’universo ma possibile non ci fosse un attrice, in tutti gli anni novanta, che potesse rendere il personaggio di Lucy meno cringe?)
Parrebbe di no e quindi ecco impressi nell’etere televisivo collettivo gli squittii della giovane Lucy per il resto delle nostre vite. Molti sono i momenti in cui, durante la serie, abbiamo invocato il nome di Gesù, nel tentativo di farci alleviare le pene. Tipo quando abbiamo dovuto guardare imbarazzati Lucy che prova a farsi venire il ciclo a testa in giù, convinta che sia una questione legata alla gravità. O quando trova sconvolta uno spinello in camera dei genitori e immediatamente mostra lo strumento del male alla sorella maggiore, accusando indignata i suoi stessi genitori di questo perverso crimine.
Giustificando il nostro bisogno di un’estrema unzione televisiva immediata quando la vediamo sposare uno degli uomini più affascinanti traghettati in casa Camden, che altro non era che un porto di anime perdute che transitano di lì, rovesciando i propri drammi nel salotto del reverendo, neanche fosse il lettino dello psicoanalista.
Ah, e diventa pure predicatrice alla fine della serie.
Sei falsa Simona, c***. È la verità!
L’ordine del reverendo Camden
Ovviamente non potevamo assegnargli sacramento diverso. Il protagonista su cui orbita l’intera serie bigotta, tanto credibile da farci sentire inadeguati persino nei nostri salotti lontani. Per qualche strana ragione, i figli del reverendo incappano in ogni possibile tentazione: tentazione che lui ha la capacità di impedire in extremis, scatenando ogni possibile forma di senso di colpa nel figlio di turno.
Anche la più banale trasgressione o leggerezza in Settimo Cielo viene seguita da una qualche conseguenza catastrofica.
Uno spinello porta necessariamente a un incidente d’auto mortale, il sesso per forza a gravidanze premature e malattie sessualmente trasmissibili e il desiderio di indipendenza lavorativa della folle Mary andrà incontro alla più grande disoccupazione che la cittadina di Glen Oak abbia mai visto, portandole debiti e vergogna.
L’uomo che ogni volta che sfiora la moglie produce un erede, il quale una volta in difficoltà convincerà ad aprirsi, offrendogli in prima battuta un incoraggiante “Né vuoi parlare?”, salvo poi esporre il problema dell’indagato di turno, all’intero nucleo familiare. Terminando con un “Come hai potuto?” che farà sentire anche te l’essere più becero del tuo continente. La cittadina di Glen Oak ha palesemente ispirato le vicende drammatiche affrontate dal parroco in bicicletta di Gubbio, a cui viene impedita la possibilità di una vita tranquilla, dal momento che in casa sua piomba ogni sorta di caso umano possibile.
Il reverendo Camden però non ha lo charme di Terrence Hill e a ogni sermone che ci rifila a fine episodio sentiamo il bisogno di prendere a testate il televisore o stappare una birra, salvo poi avere il timore che le forze oscure che lo servono siano in grado di punire anche noi per i nostri misfatti.
Il lato oscuro del matrimonio con Annie Camden
Se ci sono persone pensano che le mogli siano delle insopportabili polemiche, costantemente impegnate a indicare le lacune dei propri familiari, guardandoli come se fossero i sospettati dell’omicidio del Colonello Mustang in biblioteca con un candelabro, è anche a causa di Settimo Cielo è della signora qui sopra. Annie Camden se ne va in giro con le sue capigliature agghiaccianti, mugugnando ogni volta che uno dei figli esprime se stesso al di fuori della dottrina assorbita in chiesa.
La cosa che più la fa detestare è quello sguardo di disapprovazione e delusione che proietta sui figli quando sono in difficoltà. Un costante promemoria che qualsiasi cosa facciano al di fuori del suo benestare, le provocherà un incontenibile amarezza che dovrà manifestare come se avesse forato tutte e quattro le ruote sull’A1. Ad agosto.
Ogni volta che un figlio ha la malaaugurata idea di chiederle un consiglio ecco che Annie assocerà il suo parere con il racconto di un’esperienza drammatica che farà sollevare gli occhi al cielo allo spettatore. E forse chi lo sa, un giorno le regole mistiche che regolano gli universi televisivi ci regaleranno un prequel sulla vita di Annie, prima che incontrasse la strada piatta di Eric, mostrandoci qualcosa che non siamo pronti a vedere.
Il lato selvaggio della giovane donna che si faceva tagliare i capelli dal parrucchiere dei Pooh.
Quello che l’ha portata a fumarsi uno spinello da giovane, innescando quella che sarà la morte assurda e improbabile della sua amica (ovviamente, se non ci finisce in mezzo una tragedia non è una vera lezione) o che la porta a guardare le sue figlie menarsi in sacrestia senza muovere un dito, lasciandoci intuire che la strada le ha insegnato a vivere.
Sarebbe bello, ma sicuramente non sarà, per cui non ci resta che convivere con il ricordo delle sue occhiatacce torve e dei suoi paternalismi sottoni finché i palinsesti di Mediaset avranno pietà di noi.