Behind The Series è la rubrica di Hall of Series in cui vi raccontiamo tutto quel che c’è dietro le nostre serie tv preferite. Sul piano tecnico, registico, intimistico, talvolta filosofico. Oggi parliamo di Atypical.
Nella storia della televisione e del cinema sono molti gli esempi di serie tv e film che contengono al loro interno un personaggio sullo spettro dell’autismo. Molto spesso si tratta di prodotti drammatici – come, per esempio The Good Doctor o The A World – tendendo quindi a dipingere in tinte fosche l’universo delle neurodiversità. In ambito più leggero, le comedy più famose che coinvolgono personaggi affetti da autismo sono molte (basti pensare a The Big Bang Theory o Community), ma utilizzano questa particolarità come punto di appoggio per numerose gag, premendo o meno su determinate caratteristiche per un puro fine di intrattenimento senza mai confermare la neurodiversità di queste persone. Atypical, con le sue quattro stagioni, ha saputo bilanciare molto bene i risvolti comici e drammatici che questo disturbo del neurosviluppo porta con sè nella vita di tutti i giorni.
All’apparenza Atypical è una comedy come molte altre: si concentra attorno le peripezie e i problemi della famiglia Gardner. Il protagonista assoluto però è Sam, un giovane 18enne sullo spettro dell’autismo aiutato dai suoi genitori Elsa e Doug e da sua sorella minore Casey, giovane stella della corsa. Da questa sinossi parte una storia complessa, illuminante e quasi perfetta.
Cosa riesce benissimo in Atypical
Atypical prende una caratteristica tipica delle serie adolescenziali – l‘approccio al primo amore e al sesso – e li riadatta inizialmente sui bisogni particolari del suo protagonista: Sam è pronto a scoprire i misteri delle relazioni sentimentali, ma la sua famiglia sembra sul punto di distruggersi proprio per le complicazioni di natura amorosa.
Ciò che riesce al meglio riguarda la performance di Keir Gilchrist: il suo modo di parlare quasi a scatti (tipico esempio di disturbo nella melodia del linguaggio), la sua capacità di prendere tutto alla lettera e perfino il suo interesse completo e immersivo nel mondo dei pinguini riportano con fedeltà alcune delle caratteristiche più riconoscibili del disturbo autistico. Questo senza però trasformare il personaggio in una parodia di se stesso: a differenza di altri esempi (Sheldon Cooper in primis), Sam è preparato ad affrontare quasi tutto ciò che conosce ed è a suo agio con ciò che altri considererebbero limiti. La sua inventiva gli permette di trovare soluzioni innovative a problemi immediati e, nel momento del bisogno, può contare in una famiglia pronta ad aiutarlo e in amici che lo accettano per ciò che è.
Ovviamente la narrazione non è sempre così ottimista e irrealistica: sono molte le difficoltà per Sam e soprattutto per la sua famiglia nel relazionarsi al meglio con lui. Suo padre è ancora a disagio nell’affrontare alcuni momenti con suo figlio, la madre è completamente assorbita dal suo ruolo di guardiana a rischio di diventare soffocante e perfino sua sorella ricerca uno spazio e una serie di attenzioni che molto spesso le vengono negate.
Queste impasse, però, permettono non solo ai personaggi, ma sopratutto agli spettatori di capire come la vita, per chi è affetto da disturbo dell’autismo, è a volte complessa anche nelle sue più semplici situazioni. Se nella prima stagione questo tono didascalico preme molto all’interno della trama, con il progredire della storia invece tende a retrocedere per diventare uno dei tanti livelli di comprensione.
Perfino nella costruzione degli episodi, pur rimanendo all’interno dei binari canonici del genere dramedy, Atypical pone la sua attenzione nei meccanismi unici del suo protagonista: filtrando la propria esperienza tramite l’approfondimento dell’argomento antartico, Sam riesce a comunicare direttamente al pubblico lezioni importanti non solo per lui, ma per tutti gli altri personaggi presenti all’interno della singola puntata.
Cosa riesce meno nella serie
Se ci sono alcune caratteristiche positive in Atypical, sono anche molte le critiche che la serie ha ricevuto per alcuni punti ciechi che sono stati notati dal pubblico e non solo.
Prima di tutto la mancanza, soprattutto nelle prime stagioni, di rappresentanza effettiva di attori e attrici con disturbo autistico (in un articolo di Decider vengono elencati molti degli show del 2017 in cui l’autismo era il protagonista). Questa mancanza è stata però corretta sopratutto nel momento in cui il personaggio di Sam si avventura nel caotico mondo del college: tramite l’espediente narrativo dei Servizi di Disabilità offerti dall’università abbiamo modo di conoscere altri ragazzi effettivamente come il protagonista, in particolare Jasper (Domonique Brown) e Sid (Tal Anderson). In concomitanza con questa scelta, la creatrice e showrunner della serie Robia Rashid (famosa per essere anche una delle co-autrici di How I Met Your Mother) ha richiesto a partire dalla seconda stagione l’aiuto e il consiglio di esperti del Disturbo dello Spettro Autistico (o DSA): questi consulenti hanno permesso di creare una storia più realistica, concentrandosi così sulla rappresentanza e la varietà di esperienze che prima erano totalmente assenti.
Ciò perchè Atypical sembra essere creata avendo in mente un pubblico completamente estraneo al DSA che aveva bisogno di una lenta introduzione in questo universo complesso e variegato: in termini di verosimiglianza infatti alcune caratteristiche della serie risultano eccessivamente stereotipate. Per esempio nelle azioni che Sam fa durante la sua missione per conquistare la propria terapista Julia: se è vero che alcuni ragazzi affetti da DSA hanno difficoltà nel comprendere le regole “non scritte” vigenti nella società, l’intrusione nella vita privata e nella casa della donna rappresentano scelte fatte dagli autori più che caratteristiche inevitabili della personalità del protagonista.
Anzi, molto spesso Sam viene ripreso e criticato per gesti e scelte che non può controllare – come alcuni comportamenti ossessivo-compulsivi o le alterazioni sensoriali -, ma nessuno riconosce in alcuni comportamenti bruschi e aggressivi alcun problema. Perpetrare queste caratteristiche come innate e inevitabili in persone affette da DSA non aiuta certo la sensibilizzaizione che una serie del genere ha l’obiettivo di perseguire. Per questo motivo molte persone sullo spettro autistico non si sono sentite rappresentate nella storia di Sam, ma hanno riscontrato soltanto diversi tipi di incomprensioni e approssimazioni.
Queste difficoltà nel racchiudere l’universo dell’autismo in una serie d’intrattenimento non sono gli unici problemi che Atypical ha: anche molti dei personaggi non affetti da autismo presentano delle caratteristiche tutt’altro che accomodanti o realistiche. A partire dai genitori di Sam, le persone attorno a lui sembrano a volte troppo bidimensionali, eccessivamente intuitive e allo stesso tempo incapaci di compiere in autonomia un proprio percorso ben preciso.
Chi sfugge a queste critiche, però, è la sorella minore Casey: il suo è un personaggio importantissimo nella serie. Spiritosa e piena di grinta, dimostra al meglio la sensibilità e l’empatia di chi conosce da sempre i limiti dell’autismo. La sua storia, poi, riesce a svilupparsi in maniera parallela e indipendente all’arco narrativo di Sam, trasformandosi a sua volta in una storia di formazione e crescita: non solo per via del suo orientamento sessuale (è uno dei pochi personaggi bisessuali presenti in una serie tv prodotta da Netflix), ma è anche una ragazza che cerca di capire cosa è davvero disposta a sacrificare per il proprio sogno. Il suo rapporto di fratellanza col protagonista, poi, non va a confondersi con quello che ha con i propri genitori: le attenzioni negate sembrano a volte pesarle moltissimo e, senza incolpare suo fratello, è pronta a prendersi lo spazio che crede di meritare.
Atypical: cosa ha lasciato in quattro stagioni
Nel suo viaggio dal 2017 al 2021, Atypical ha affrontato un’evoluzione che è andata di pari passo con i cambiamenti riguardanti la sensibilità culturale del mondo reale. Nella sua quarta e ultima stagione, infatti, i riferimenti diretti all’autisimo sono soltanto due: questo perchè la serie ha saputo costruire una base di nozioni solide su cui poter dipingere le innumerevoli sfumature che toccano l’universo delle disabiltà e delle differenze da ciò che viene considerato “normale”.
La serie, nonostante sia stata scritta per chi conosce poco o niente del mondo dell’autismo, non prova mai a trasformarsi in un prodotto accondiscendente o pronto a dissacrare il suo argomento principale pur di far sentire il proprio pubblico al sicuro. Lampante è questa caratteristica proprio nella costruzione e nella scrittura del rapporto tra fratelli di Casey e Sam.
I due ragazzi si comportano come ogni coppia di fratelli si comporta: alternando liti e tregue con impressionante velocità, sono personaggi che sanno volersi bene in modo incondizionato e sincero senza scadere nel pietismo, ma con una battuta sempre a pronta.
La crescita personale in Atypical non riguarda soltanto il suo protagonista, ma anche e soprattutto tutti i suoi compagni di viaggio: in modo impercettibile a volte, la loro storia evolve e cambia, portando nell’ultima stagione un bisogno inarrestabile di capire se stessi e il proprio ruolo nel mondo.
Il finale della serie risulta così ancora più malinconico e dolce, dove ogni domanda sembra trovare una risposta (anche parziale) e dove ogni salto nel buio viene messo in pausa, mentre in futuro galoppa verso i nostri personaggi preferiti. Come afferma Sam all’inizio dell’ultima puntata: “Ecco ciò che rende ogni nuovo inizio così speciale: non sai mai cosa succederà finchè non è tutto finito”.