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Forse non è la fine – La prima puntata dopo l’ultima puntata di Dr. House

Cosa succede dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite? ‘Forse non è la fine’ è la prima puntata (immaginaria) dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite. Oggi è il turno di Dr.House.

Sta calando il sole e House e Wilson, ognuno con la propria moto, si scambiano un cenno di intesa: è ora di cercare un motel dove alloggiare. Dopo decine di miglia percorse sulla sella delle due Harley Davidson rombanti, i due vedono in lontananza una struttura. Una classica pensione americana vecchio stile, con le luci dell’insegna luminosa che ti costringono a rallentare e fermarti lì, per quanto sono accecanti. Il contrasto di viola e azzurro fa capire ai due che ormai è sera, è l’ora del riposo. Fermano le moto nel parcheggio e entrano nel motel.

La struttura è in maggioranza costruita con legno, la porta girevole, di quelle con cui i bambini si divertono da pazzi, fino al giramento di testa. Il motel è una sorta di Great Northern Hotel di Twin Peaks. Appena oltrepassata la porta l’odore del legno permea le narici dei due, il proprietario doveva aver passato l’olio da poco tempo. House precede Wilson, si appoggia al bancone ligneo e batte la mano sul più classico dei campanelli da hotel. L’oggetto in ottone però non emette un tintinnio, ma suona come una campana di una chiesa. Dr. House avverte un forte dolore alle tempie.

Cosa succede?

La domanda che dovremmo porci in realtà è un’altra. Dove eravamo rimasti? Facciamo un salto indietro nel tempo. L’ultima puntata del medical che vede protagonista Hugh Laurie comincia con il dottore più famoso del piccolo schermo in una casa. House si sveglia accanto a un cadavere, in un edificio abbandonato che sta andando a fuoco. Gregory comincia ad avere delle allucinazioni riguardanti ex colleghi e pazienti oramai deceduti e si rende conto che sta in pratica discutendo con il suo subconscio, riguardo al fatto di scappare o morire nel fuoco. Alcuni flashback mostrano che nei giorni precedenti all’incendio House ha affrontato il caso di Oliver, un eroinomane. Il ragazzo, venendo a conoscenza del fatto che House stava affrontando dei problemi legati a uno scherzo a Foreman finito molto male, si era offerto di prendersi la colpa per conto del medico in quanto credeva di essere in punto di morte. House si era però reso conto che probabilmente Oliver sarebbe sopravvissuto.

Nella casa in fiamme, House riconosce il cadavere come quello di Oliver. Nel frattempo, Wilson e Foreman non vedono House da diversi giorni e sospettano che House sia andato con il paziente a procurarsi dell’eroina. Arrivano a casa di Oliver e vedono un edificio in fiamme nelle vicinanze, vedono un’ombra che somiglia a quella di Dr. House che sta provando a uscire, ma l’edificio esplode. Durante il funerale, mentre la maggior parte delle persone celebra House come una forza positiva nella propria vita, Wilson lo etichetta come un arrogante ed un egoista che non si è mai preso cura dei suoi amici. All’improvviso, squilla un cellulare nella tasca di Wilson: “Sta zitto idiota!”. Wilson torna a casa e trova House che lo aspetta a casa sua. Il dottore ammette di aver scambiato le sue impronte dentali con quelle del suo paziente per fingere la sua morte. Quello di Dr. House era un piano per evitare il carcere e passare con Wilson il tempo che restava da vivere all’amico. Vediamo i due, negli ultimi secondi della serie, sfrecciare in moto verso l’orizzonte.

Torniamo ora a noi, torniamo a qualche ora dopo.

Il sibilo alle tempie di House scompare quando si presenta davanti a lui e a Wilson una signora sulla ottantina che sembra stranamente assomigliare alla Cuddy. L’anziana fissa in due per alcuni istanti che sembrano eterni, poi chiede loro se hanno bisogno di una stanza. Dopo qualche minuto di formalità burocratiche piuttosto spicce, la donna passa a House una chiave attaccata a un oggetto di legno che sembra pesare una tonnellata. Stanza numero 33. Senza dire altro, la proprietaria indica loro la scalinata principale, poi spostando il dito segnala loro che avrebbero dovuto mantenere la sinistra, una volta arrivati in cima. House si sente strano, guarda con la coda dell’occhio il suo amico di una vita che però sembra comportarsi normalmente. Iniziano a salire la rumorosa scala in legno, ma solo a metà del percorso Gregory si rende conto di non avere il bastone con sé. Come è possibile?

La sua gamba sembra più leggera, non avverte più i dolori lancinanti che lo hanno costretto alla dipendenza da Vicodin. Sente solo quel formicolio alle tempie che si era trasformato in dolore quando ha suonato il campanello da reception. Gli sembra di essere in paradiso, gli sembra un sogno poter passare gli ultimi 5 mesi di vita di Wilson insieme all’amico. Questi pensieri lo accompagnano fino alla porta della stanza, la luce del corridoio è quasi accecante. Il numero 33 è intagliato nella parte alta della porta, House striscia i suoi polpastrelli nelle intacche, poi prende la chiave dalla tasca ed entra insieme a Wilson. Dopo aver fatto quattro chiacchiere e aver riso sul suo finto funerale, sui discorsi che hanno fatto chi lo conosceva e sul messaggio inviato da House a Wilson durante in suo monologo, Morfeo entra nella loro stanza e li fa sprofondare nel sonno. Le miglia in moto hanno stancato i due amici, è tempo di dormire.

La notte però non porta consiglio a Dr. House.

House si sveglia di soprassalto. Si guarda intorno e non vede più la stanza in legno del motel, ma mura grigie. C’è polvere dappertutto e di fianco a lui vede il corpo di Wilson rannicchiato in posizione fetale, immobile, con le spalle rivolte a House. Si avvicina, strisciando, all’amico. Prende la sua spalla e lo gira: un urlo squarcia il fumo che permea la stanza. Non si tratta di Wilson, l’uomo rannicchiato è Oliver, l’eroinomane a cui House a salvato la vita. Tutto diventa buio, prima di incendiarsi in una babilonia di fiamme. House questa volta si sveglia per davvero e una luce lo acceca. Sente un gran calore, poi una gran leggerezza. Gli sembra che il suo corpo sia diventato solo anima, gli sembra di levitare. Davvero è così bella la morte? Sì, perché ora House sa. Sa che non si è mai svegliato in quella stanza, che è rimasto lì, rannicchiato e divorato dalle fiamme. È stato tutto un sogno dunque, ma che importa? Sembrava così bello e reale.

Era così bello poter immaginare che House avesse tirato il suo ultimo e più grande scherzo corale di tutta la sua storia, era così bello per lui poter vivere quei 5 mesi con il suo amico di una vita. La morte però non sembra così orrenda, è tutto più facile, tutto meno frenetico. D’altra parte con la Nera Signora House ci ha convissuto e, per certi versi, è stato uno dei suoi più grandi antagonisti. Quante vite salvate, quanti colpi di genio che hanno permesso a un paziente di poter continuare a vivere. Ora, paradossalmente, i due sfidanti si incontrano. La partita a scacchi di Bergmaniana memoria tra i due si è conclusa in parità, ma la morte è per tutti. Così come ci dice, si dal titolo, l’ultimo episodio di Dr. House: Tutti muoiono. E anche House, con la sua solita ironia, è riuscito a illuderci di averla fatta franca anche questa volta.

A noi però piace ricordarlo come negli ultimi istanti della sua serie tv, un giocherellone che scherza sulla noiosità del cancro e che insieme all’amico di sempre sfreccia verso l’orizzonte e verso la fine del giorno. Che poi sia anche la fine della vita, è un dettaglio secondario.

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