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Behind The Series – Doctor Who: Cronache dallo Spaziotempo

Behind The Series è la rubrica di Hall of Series in cui vi raccontiamo tutto quel che c’è dietro le nostre serie tv preferite. Sul piano tecnico, registico, intimistico, talvolta filosofico. Oggi parliamo di Doctor Who.

Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati pensieri non possono afferrare la forza misteriosa che muove le costellazioni. 

Così affermava Albert Einstein, che nel saggio “Le basi della relatività generale” pubblicato nel 1916 cambiava le leggi della fisica per sempre.Tra le modifiche apportate in campo scientifico dalla celebre Teoria della Relatività Generale c’erano la definizione di Spazio e di Tempo, due concetti che Doctor Who rende il tema sottostante la sua intera narrazione dal primissimo indimenticabile episodio.

Einstein arrivò a confutare l’idea di Spazio e Tempo come di due concetti separati e immutabili, ma li assimilò in una sola entità omogenea chiamata Spaziotempo o crònotipo, che univa le nozioni legate allo spazio (lunghezza, larghezza e profondità) a quelle del tempo (prima e dopo). Da questo momento in poi, il tempo non verrà più definito come un concetto assoluto, fisso e indipendente da tutto il resto, ma come relativo a un punto di vista specifico. Lo Spaziotempo diventa quindi una sorta di “palcoscenico degli eventi”, una struttura quadrimensionale nella quale si svolgono tutti i fenomeni fisici. I corpi fisici e la loro massa, per esempio, possono influire sia sullo Spazio che sul Tempo, curvandoli. Capite dove vogliamo arrivare?

Le persone assumono che il tempo sia una rigida progressione di causa ed effetto ma, in realtà, da un punto di vista non soggettivo e non lineare, è più come una grossa palla di traballante traballosa… temporaleggiante… roba.

Doctor Who – Blink (3×10)

La Teoria della Relatività di Einstein, ma in realtà tutte le teorie successive che confutavano la fisica classica, aprirono la porta alla possibilità almeno teorica dei viaggi nel tempo, nonché alla possibilità in potenza di molti paradossi temporali. Letteralmente, aprirono un universo di opportunità ancora da esplorare. Iniziamo quindi il nostro viaggio tra le stelle, alla scoperta di alcune delle teorie più affascinanti dello Spaziotempo che il Dottore ci a mostrato.

L’inizio del viaggio: TARDIS e buchi neri

Nessun viaggio sarebbe possibile senza la nostra macchina del tempo. Questo oggetto meccanico e fantastico allo stesso tempo nasce in realtà prima che le vere teorie della fisica rendessero probabili i viaggi temporali. Prima della rigida scienza, infatti, c’era la fantascienza. Se è unanime considerare Hugo Gernsback il fondatore del genere, del quale coniò il termine nel 1926, i padri della fantascienza sono a tutti gli effetti considerati Jules Verne e H. G. Wells, che rispettivamente nel 1863 e nel 1906 pubblicavano I viaggi Straordinari e La guerra dei mondi. Lo stesso Wells renderà l’oggetto fantascientifico per eccellenza, la macchina del tempo, l’elemento catalizzatore e centrale della sua opera successiva.

Suppongo che il suicida mentre appoggia alla tempia la canna della pistola provi per ciò che succederà l’attimo seguente quello che in quel momento provai io: un sentimento di curiosità.

H. G. Wells – La macchina del tempo (1985)

La curiosità, forse il motore primario dell’essere umano. Fin dagli albori, l’uomo ha guardato alla luna desiderando conoscere quello che accadeva oltre il suo pianeta. E il Dottore è l’epitome di quell’istinto originario, il primo curioso esploratore che a bordo della sua TARDIS va in giro a sistemare l’universo, portando con sé gli esseri umani più curiosi, percettivi e intuitivi. Questo moderno Prometeo porta l’universo agli esempi più puri della nostra specie. Ma come funziona la TARDIS? Innanzitutto è l’acronimo di Time and Relative Dimension in Space, ossia Tempo e Relativa Dimensione nello Spazio. Già da questo è possibile definire alcune specificità molto interessanti della nostra macchina del tempo.

La spiegazione ufficiale che il Dottore dà ai suoi sconvolti companion è che la TARDIS è “dimensionalmente transcendentale”, il che significa che l’interno e l’esterno della macchina del tempo esistono in dimensioni separate. Una dimensione è semplicemente una direzione che puoi misurare  

J.J. Eldridge astrofisico all’università di Auckland, Nuova Zelanda

Possiamo quindi affermare che l’interno del TARDIS esiste in uno Spaziotempo preciso, mentre l’esterno si trova in uno Spaziotempo completamente diverso. Cosa li fa stare insieme? La risposta sembra essere una sola: buchi neri. Nonostante il loro funzionamento fisico sia ancora un mistero, i buchi neri sono una delle teorie più affascinanti dello spazio. Chiamati anche cunicoli spaziotemporali, sarebbero delle gallerie in grado di collegare due punti diversi dello Spaziotempo. In questo modo, quindi, un buco nero potrebbe collegare il piccolo esterno della TARDIS mobile con un interno fisso e molto più grande.

Mika McKinnon, fisica consulente per le serie tv, ha affermato che potrebbero esserci infiniti buchi neri all’interno della TARDIS, in grado di portare in luoghi molto differenti, persino infiniti.

L’inizio del viaggio: TARDIS e Tesseract

Un’ulteriore idea coinvolge un altro mito non solo della scienza: il tesseract. Se un cubo normale ha tre dimensioni, il tesseract ne avrebbe quattro, una delle quali in questo caso sarebbe una dimensione extra dello spazio. Quando osserviamo un cubo, le altre parti di esso ci vengono nascoste o ci sembrano in proporzione più piccole; con lo stesso principio, la TARDIS potrebbe essere un ipercubo che si estende oltre le dimensioni da noi osservabili.

Le persone che osservano la TARDIS stanno come guardando un cubo dall’alto: ossia stanno vedendo un oggetto quadridimensionale a forma di cubo e poi, una volta dentro, ci sono altre dimensioni che non potevano notare prima. La cosa buona di un tesseract è che il Dottore non deve piegare il tempo e lo spazio per usarlo. Ha solo bisogno di accedere a una dimensione diversa, otto volte più grande della TARDIS. Non è ancora abbastanza grande da contenere piscine e un negozio di costumi però. Probabilmente non è possibile davvero costruire qualcosa così. Ma questo fa parte del divertimento: “mettere la scienza nella fantascienza” ci dà qualcosa che possiamo provare a far funzionare.

Macdonald, astrofisica consulente per le serie tv

Il punto di vista del Dottore: Il principio di autoconsistenza di Novikov

Il Dottore ha più volte descritto se stesso come un manutentore dell’universo, un futuristico meccanico che con il suo cacciavite sonico ripara gli errori del cosmo. Ma come fa a farlo? Come per la TARDIS, gli aspetti più scientifici della serie sono lasciati alle ipotesi. Questa è stata senza dubbio una scelta voluta e per certi versi vincente, perché è proprio il mistero che circonda il Dottore che ha permesso a Doctor Who di sopravvivere a quasi 60 anni di storia, anche se con qualche piccola contraddizione.

Se volessimo provare a parlarne in modo più approfondito, dobbiamo ritornare al primo episodio del Revival nel 2005. In Padroni dell’Universo, il Dottore dice a Rose di vedere “quello che è stato, quello che è e quello che sarà o potrebbe essere”, stesse parole che ripeterà a Donna ne Le fiamme di Pompei. Poiché le normali leggi del tempo non valgono per un Timelord, il Dottore ha una visione del sistema spaziotemporale senza limiti di conoscenza, nella quale c’è una cràsi tra passato, presente e futuro. In poche parole, se il Dottore partecipa a un evento sembrerebbe in grado di sapere istantaneamente se modificarlo originerebbe dei paradossi temporali e dei mutamenti nel tessuto dell’universo.  

Il Dottore: Alcuni eventi sono punti fissi nel tempo altri sono in movimento. Pompei è un punto fisso.

Donna: Come fai a distinguerli?

Il Dottore: Perché è così che vedo l’universo. Ogni secondo della mia vita vedo quello che è, quello che è stato e che potrebbe essere, cosa non dove essere. È il fardello di un Timelord.

Doctor Who, Le fiamme di Pompei (4×02)

Anche se questa percezione non sembra costante lungo tutte le sue incarnazioni, costante è la necessità di non mutare i cosiddetti “punti fissi” della storia. Quei punti importanti al punto tale che modificarli porterebbe l’universo a compensare in qualche modo. Ne abbiamo degli esempi lungo tutta la serie e i modi in cui questi vengono risolti aprono nuove affascinanti teorie di cui la più importante è sicuramente Il principio di autoconsistenza di Novikov. Ideato dal fisico russo omonimo, esso risulta a oggi uno dei capisaldi di risoluzione dei paradossi temporali, all’estremità opposta dell’altro grande baluardo: le realtà parallele.

Il principio afferma che il passato è semplicemente immutabile. Gli eventi sono quindi determinati sia dagli eventi passati che da quelli futuri, motivo per il quale è impossibile partire dal futuro per impedire un evento passato, ma si finirà per fare in modo che accada.

L’esempio lampante di questo è in Il padre di Rose, dove Rose cambia il suo stesso passato salvando suo padre. Per evitare il paradosso temporale, l’universo in qualche modo compensa cauterizzando la ferita, congelando l’origine del mutamento in un loop temporale e causando alla fine la risoluzione della situazione uccidendo il padre di Rose in modo diverso. Allo stesso modo, ne L’acqua di Marte, Il Dottore modifica un punto fisso ma alla fine esso si adempie comunque in modo diverso, lasciando il futuro immutato. Il principio di autoconsistenza è molto popolare, alcuni degli esempi più illustri sono da ricercare in Terminator di Cameron e L’esercito delle 12 scimmie di Gilliam, ma anche Interstellar di Nolan e la recente Dark. È quindi uno dei cardini su cui si muove il mondo di Doctor Who e attraverso il quale il Dottore opera.

Il punto di vista del Dottore: Il paradosso della predestinazione

Dal punto di vista sociologico, il principio di autoconsistenza di Novikov ha punti in comune con la cosiddetta profezia che si autoadempie, principio secondo il quale la predizione causa l’evento che a sua volta causa la predizione. Utilizzato molto spesso come meccanismo narrativo, uno dei suoi esempi più illustri è nella saga di Harry Potter di J. K. Rowling. Esso è largamente riscontrato in psicologia.

“Dunque c’è questo uomo. Lui ha una macchina del tempo. Su e già per la storia va, si mette nei guai. Un’altra sua passione è quella per le opere di Ludwig van Beethoven. Ed un giorno pensa, che senso ha avere una macchina del tempo se non incontri i tuoi eroi? Quindi si dirige nella Germania del diciottesimo secolo. Ma non riesce a trovare Beethoven da nessuna parte […] Questo si chiama paradosso Bootstrap. […] Lui diventa Beethoven. E la storia continua senza aver sollevato un polverone. Ma la mia domanda è questa. Chi ha messo insieme quelle note e frasi? Chi ha composto veramente la Quinta Sinfonia di Beethoven?”

Doctor Who, Prima del diluvio (9×04)
Doctor Who_Bootstrap Paradox

In fantascienza la profezia che si autoadempie prende un nome molto poetico: il paradosso della predestinazione (o Bootstrap Paradox). Un viaggiatore del tempo torna nel passato per prevenire un evento, alterando però il corso del tempo finisce per causarlo. Un esempio importante è quello in Prima del Diluvio, dove il tornare indietro nel passato del Dottore ha solo fatto in modo che tutto accadesse come doveva senza alcuna alterazione. Un altro esempio parziale è quello di Rose in Bad Wolf: seguendo le tracce lasciate da Bad Wolf, Rose va nel futuro per salvare il Dottore finendo per creare quelle stesse tracce.

Il paradosso della predestinazione, il principio di autoconsistenza e quello della coerenza (il famoso “paradosso del nonno” secondo cui non potrai mai, per logica, tornare indietro nel tempo ed evitare a tuo nonno di diventare tuo nonno) fanno tutti parte della scuola di pensiero. L’universo è un cerchio chiuso in cui tutto ciò che è accaduto accadrà di nuovo e non può essere cambiato nel suo risultato, ma solo modificato nei suoi aspetti meno importanti. Eppure esiste un’altra scuola di pensiero, quella che abbiamo detto essere completamente opposta e che prevede invece un universo aperto a mille possibilità e la proliferazione di mondi: le teorie del multiverso.

Il punto di vista del Companion: Dimensioni parallele e multiverso

La teoria delle stringhe prevede un multiverso nel quale il nostro universo è una fetta di pane di una grande pagnotta cosmica. Le altre fette sarebbero separate dalla nostra, dislocate in qualche altra dimensione dello spazio

Brian Greene, fisico della Teoria delle Stringhe

Le teorie multiverso sono tante e fanno capo a molti studi diversi della fisica. Il primo in assoluto a parlarne fu Hugh Everett III, esperto di meccanica quantistica, che elaborò l’Interpretazione a Molti Mondi (MWI) nel 1957. Secondo questa teoria ogni evento è un punto di diramazione dal quale si sviluppano come rami altri universi. Da questa base si svilupparono numerose teorie per spiegare l’esistenza di più universi. Tra le più celebri vi è la Teoria delle Stringhe (esatto, la celebre teoria di Sheldon Cooper in The Big Bang Theory), secondo la quale il costituente primo della materia è la stringa di energia che vibra secondo una determinata frequenza in uno spazio a ben 11 dimensioni (iperspazio). Non si parlerebbe di dimensioni parallele ma di universi che vibrano a frequenze differenti.

Qualunque sia la teoria del multiverso che prendiate in considerazione, sono tutte considerate “scienze di confine”, ancora non perfettamente misurabili in campo scientifico.

I multiversi hanno avuto molto successo nella fantascienza, in parallelo con lo sviluppo del filone ucronico e della fantapolitica. Il primo fu Murray Leinster che pubblicò Bivi nel tempo nel 1934, ma divenne celebre grazie a scrittori come Philip K. Dick e il suo The Man in the High Castle, Michael Chrichton e Timeline, Philip Pullman con Queste Oscure Materie. Punto focale di queste opere è la creazione di mondi simili a nostro che differiscono o hanno differito però di un solo evento, un momento della storia che ha cambiato tutto, andando a costruire una nuova Storia, nuovi regimi e nuove politiche. È chiaro come questa scuola di pensiero sia completamente opposta a quella precedente, che fa dell’apertura e le infinite possibilità il suo elemento cardine.

La prima volta che in Doctor Who sentiamo parlare di universi paralleli è nella seconda stagione, quando il Dottore, Rose e Mickey finiscono per caso a Terra 2. Proprio perché il mondo di Doctor Who si muove nel solco dell’autoconservazione del tempo, i mondi paralleli vengono trattati come qualcosa di eccezionale e pericoloso. Sia Rose che Mickey troveranno elementi molto diversi della propria vita (Mickey sua nonna e un suo se stesso molto deciso, Rose i suoi genitori ricchi e ancora insieme) e, quando Rose finirà per sbaglio nella dimensione parallela, sarà costretta a rimanerci. Sebbene le teorie sugli universi paralleli siano solo ipotetiche, la letteratura in materia concorda su alcuni punti: questi mondi divergono sempre per pochi dettagli e sono caratterizzati da sovrastrutture (politiche, sociali, culturali) complesse e molto varie.

Doctor Who_Pete's World

Veggente: Posso vedere… un uomo, il più fantastico degli uomini. Come l’hai conosciuto?

Donna: Tu dovresti dirmelo.

Veggente: Io vedo il futuro. Dimmi il passato. Quando le vostre vite si sono incrociate? La tua vita avrebbe potuto andare differentemente. Cosa ti ha fatto decidere?

Donna: L’ho solo fatto 

Veggente: Ma quando era il momento? Quando hai deciso?

Doctor Who, Gira a sinistra (04×11)

Il punto di vista del Companion: La Teoria del Caos e l’Effetto Farfalla

A parte Il mondo di Peter, la maggior parte dei multiversi presenti in Doctor Who sono temporanei e quasi sempre legati a un solo evento scatenante la dimensione parallela. Questo accade spesso con Donna, che riesce a catalizzare attorno a sé più realtà parallele. Come per la famosa saga Ritorno al Futuro, il cambiamento di un solo evento modifica completamente la realtà, creando un futuro alternativo terribile che può essere cancellato solo agendo su quel singolo evento. Questo non è altri che una delle infinite varianti del famosissimo Effetto Farfalla della Teoria del Caos riproposta sul piano temporale.

Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?

Edward Lorenz, New York Academy of Sciences 1962

L’idea, posta in modo così poetico, è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un sistema possano produrre a lungo termine grandi variazioni nel comportamento del sistema stesso. Quindi portare, a conti fatti, una piccolissima azione come il battito d’ali di un insetto a causare una catena di eventi che potrebbero scatenare un uragano a migliaia di chilometri di distanza. Uno dei più grandi capolavori del genere è Rombo di tuono di Ray Bradbury (1952), nella quale si immagina un futuro fatto di viaggi temporali per turisti grazie all’ausilio di una macchina del tempo. Arrivati nella preistoria, un escursionista calpesta per sbaglio una farfalla, innescando una reazione a catena che cambierà il corso della storia umana per sempre.

Doctor Who

Martha: È come nei film: tu pesti una farfalla e cambi il futuro della razza umana…

Dottore: Te l’ho già detto, è tutto a posto. Solo… non pestare nessuna farfalla. Cosa ti avranno mai fatto?

Martha: Beh, non so… E se io uccidessi mio nonno?

Dottore: Dipende: stai pianificando di farlo?

Martha: Ehm… no. Dottore: Ottimo, allora.

Doctor Who, Il codice Shakespeariano (3×02)

La possibilità di ulteriori multiversi è stata infine aperta da Orphan 55, episodio della dodicesima stagione di Doctor Who dove il Dottore e i suoi companion arrivano in un luogo brullo e abitato da esseri deformi. Dopo aver scoperto trattarsi della Terra post-guerra nucleare, il Dottore sottolineerà come quella sia una linea alternativa possibile, ma la timeline può sempre essere modificata e migliorata. Questo è un grande cambiamento nell’assetto a cosmo chiuso di Doctor Who ma non è una cosa impossibile. Come il nostro piccolo viaggio tra le stelle ci ha insegnato, l’universo va ben oltre le teorizzazioni e i postulati. Affonda nella fantasia e nell’immaginazione delle grandi menti, nella curiosità della specie umana, nella voglia di continuare a esplorare. Nelle parole del Dottore:

Questo è un angolo di un paese, in un continente su un pianeta, che è un angolo di una galassia, che è un angolo di un universo, che è sempre in crescita e che si riduce e si crea e si distrugge e non rimane mai lo stesso per un singolo millisecondo. E c’è così tanto, così tanto da vedere. Perché va così veloce? Non sto scappando dalle cose, Amy, sto correndo da loro. Prima che brillino e svaniscano per sempre.

Doctor Who, La potenza di tre (07×04)

MultiUniverso – Blue Skyler (Ep. 4)

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