Cosa succede dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite? ‘Forse non è la fine’ è la prima puntata (immaginaria) dopo l’ultima puntata delle vostre serie tv preferite. Oggi è il turno di Merlin.
Era un millennio ormai, anno più anno meno, che l’immortale Merlino passeggiava avanti e indietro davanti alle sponde del lago di Avalon in attesa del ritorno del Re. E non era soltanto per via delle parole di Kilgharrah, il Grande Drago, che non si era mai perso d’animo. C’era qualcosa di più a dargli la certezza che Artù sarebbe tornato: il loro incredibile e profondo legame, cresciuto piano piano, che aveva reso Merlino e Artù protagonisti di una delle più grandi storie d’amicizia di sempre. Per questo al mago non importava la monotonia dei giorni che si susseguivano, mentre il mondo mutava a una velocità incredibile. Il suo compito era uno, importante e solenne: attendere.
Così stava facendo anche quel giorno. Il cielo era terso e il sole appariva maestoso in cielo, come un presagio positivo. Una brezza leggera accarezzava le guance rugose del mago Merlino, che era sì immortale, ma sentiva comunque sulla sua pelle il passaggio del tempo. Il vecchio si stava sistemando proprio la lunga barba candida, che svolazzava al vento, quando scorse uno strano bagliore provenire dalle acque del lago. Il riflesso del sole? No, era qualcosa di diverso: dopo tutti quei giorni trascorsi sulle rive del lago, era impossibile che il mago non si fosse mai accorto di una simile luce riflessa.
Merlino cercò di osservare meglio la superficie splendente del lago di Avalon, ma dovette portarsi il dorso del braccio davanti agli occhi: troppo luminosa. Il suo cuore cominciò a battere al ritmo intenso della speranza, incontrollabile. Eppure, l’ultima cosa che voleva fare era illudersi.
“Calma, Merlino, calma” si disse, avvertendo la fibrillazione nel proprio tono di voce.
Proprio in quel momento, la luce sembro quietarsi e Merlino tirò un sospiro. Ecco. Non era stato nulla. Avrebbe passato quel giorno come tutti gli altri, in att…
Merlino sobbalzo quando la superficie del lago, in prossimità della riva, si increspò. Quando vide Artù – giovane come il giorno in cui era morto – uscire dall’acqua con la sua solita espressione beffarda, come se si fosse appena fatto una nuotata, pensò di avere le allucinazioni. Restò immobile, incapace di parlare. L’emozione cercava di dilagare dentro di lui, mentre la parte razionale lo pregava di non illudersi. Era un sogno?
Artù era lì, era davvero lì, e stava camminando verso di lui.
Allora il mago non si trattenne più, fece un passo in avanti proprio ad abbracciare il vecchio amico, a dargli il benvenuto nel mondo dei vivi. Dopo così tanto tempo! Si pregustò il saluto, la gioia…Finché Artù non gli rivolse una di quelle espressioni sprezzanti dei primissimi tempi:
“Cosa fai lì impalato? Non mi passi nemmeno un asciugamano? Come servo sei un po’ inutile, Merlino.”
“Co…come servo?”
Merlino pensava di essersi ormai lasciato alle spalle quel periodo in cui Artù lo vedeva soltanto come uno sguattero. E poi, perché apostrofarlo così proprio in quel momento?
“Ah, hai voglia di scherzare come sempre, eh?” disse allora Merlino, sentendo qualcosa di strano nel proprio tono di voce, ma senza preoccuparsene: “Nemmeno la morte ti ha cambiato!”
Artù aggrottò le sopracciglia e i suoi capelli biondi luccicarono al sole:
“Cosa stai dicendo? La morte? Passami un benedetto asciugamano e di’ a Gaius di darti una medicina, un qualcosa…sei più strano del solito!”
“Gaius? Ma se è morto circa un millennio fa?”
Artù scoppiò a ridere:
“Certo, e io sono un mago. Smettila con ‘sta storia dei morti e torniamocene al castello. Mio padre si chiederà dove sono finito”
Merlino fissò il Re, interdetto:
“Ma tuo padre…”
“Non dirmi che è morto pure lui!” esclamò Artù, sghignazzando.
E, rinunciando all’asciugamano che tardava ad arrivare, si strizzò gli abiti come poteva.
Fu in quel momento che Merlino, guardando sé stesso riflesso nel lago, scoprì di avere le sembianze di un ragazzo. Sgranò gli occhi, ma non disse nulla. Cos’era successo? Il nastro del tempo si era riavvolto? Voleva dire che tutte le persone che aveva conosciuto in passato erano tornate? L’unico modo per capire cose fosse accaduto era quello di tornare al castello, proprio come l’ignaro Artù voleva.
E mentre il principe e il suo servitore si rimettevano in viaggio, lontano da lì una presenza oscura esultava. Il suo piano per controllare e complicare il ritorno del Re di Camelot era riuscito. La clessidra si era ribaltata, giocando con le linee temporali. Un nuovo destino andava scritto, ma questa volta il Bene non avrebbe cantato vittoria. Era tempo di sovvertire l’ordine. Tempo di far scivolare Camelot nell’oblio.
***
La prima persona che Merlino vide quando finalmente i due furono nelle vicinanze del castello fu Morgana, affacciata a una finestra. Fu scosso da un brivido, ricordando tutte le oscurità che la sorellastra di Artù aveva fatto in passato. Ma non disse nulla: se era lì, tranquilla al castello, significava che ancora le tenebre non si erano risvegliate nel suo cuore.
Cosa fosse successo era davvero un mistero. Ancora non riusciva a credere di avere Artù a due passi da lui, vivo e in forma smagliante. Certo, avrebbe preferito ritrovare l’Artù degli ultimi tempi, quello che aveva compreso tutti gli sforzi che lui aveva fatto per proteggerlo. Ma andava bene anche così: nel corso degli anni aveva sempre sperato nel ritorno del Re, in qualunque modo possibile. Tuttavia, sarebbe stato meglio risolvere la questione. Ecco perché, quando ormai erano giunti all’ingresso del castello, Merlino disse:
“Ehm…Altezza…”
“Ah, finalmente Merlino. Ti ricordi come ci si rivolge al principe di Camelot.”
“Se non avete più bisogno di me, vado da Gaius.”
“Nemmeno prima avevo bisogno di te, in realtà!” esclamò il principe, allontanandosi a grandi passi.
Tempo addietro, Merlino si sarebbe offeso. In quel momento, però, un sorriso divertito e nostalgico spuntò sul suo volto: quella normalità, quel ritorno al passato…non poteva non sentirsi felice.
Ma perché era successo? Cosa era successo? L’unica persona che potesse dare una risposta a quell’interrogativo era il suo mentore. E mentre si avvicinava alla sua casa – la casa dove lo stesso Merlino aveva vissuto – si sentì pervadere da una scoppiettante frenesia.
Si ricordava fin troppo bene di tutti i rimproveri che aveva ricevuto dal vecchio Gaius, eppure l’uomo era stato fondamentale per la sua crescita, sia personale che di mago. Senza la guida di Gaius, difficilmente Merlino avrebbe imparato a gestire la magia.
Quando il ragazzo fu davanti alla porta di legno, bussò con forza.
Era impaziente di rivedere il medico di corte, non soltanto per avere un confronto su ciò che era successo, ma per un affetto sincero.
“Sì?” rispose subito la voce del vecchio.
“Gaius! Sono io! Merlino!”
La porta si spalancò e un Gaius molto scettico guardò il mago di sottecchi:
“Stai bene?”
“Ma certo…Gaius! Oh, quanto sono contento di vederti!”
Merlino allargò le braccia come per voler abbracciare l’altro, che fece prontamente un passo indietro.
“Non stai bene” ne convenne il mentore, guardando il ragazzo con gli occhi colmi di costernazione.
“Ma…non importa. Posso entrare?” insistette Merlino.
“Ci abiti qui! Vorrei ben vedere se non puoi entrare. Ancora non ti ho cacciato” rispose Gaius, spostandosi dall’uscio per lasciar passare Merlino.
Mise piede nell’abitazione. Nulla era cambiato da…
“Ehm, Gaius, quand’è stata l’ultima volta che ci siamo visti?”
Il vecchio sbuffò:
“Merlino, ce la facciamo? Era stamattina.”
Nemmeno Gaius, che sapeva sempre tutto, era esente da quella strana cosa che era successa. Ma forse, se Merlino gli avesse spiegato la realtà dei fatti, il mentore avrebbe trovato una risposta.
Merlino sospirò, ma cercò di mantenere la calma:
“Gaius, ecco…se ti racconto una cosa, mi credi?”
“Se è un’assurdità come ciò che stai dicendo da quando sei tornato…”
“Sto parlando seriamente!” il tono era più insistente del previsto.
Passata l’euforia iniziale, Merlino iniziava a chiedersi se quel ritorno al passato fosse positivo o meno. Avrebbe voluto dire combattere di nuovo coi nemici? Artù sarebbe morto una seconda volta? Ma, soprattutto, qualcuno gli avrebbe creduto? Sembrava davvero di essere in un incubo.
Il mago cominciava ad avere il sentore che qualcosa di veramente oscuro si fosse insinuato nella sua vita. Qualcosa o qualcuno che aveva agito dalle tenebre. Chi si nascondeva nell’ombra?
Gaius, che ormai conosceva l’adepto, colse la preoccupazione nel luccichio degli occhi del ragazzo. Il mentore non aveva capito mezza parola di quel che il ragazzo avesse detto. Eppure, anche lui iniziava a provare una spiacevole sensazione. Del resto, quando il Male trama alle spalle degli eroi, lascia tracce inequivocabili. Ecco perché, alla fine, il vecchio annuì, pronto a sentire le ragioni dell’altro.
“Siediti” suggerì Merlino, indicando uno sgabello di legno accanto all’ampia scrivania.
Il mentore aggrottò le sopracciglia, ma obbedì.
“Penso che siamo tornati nel passato, Gaius” disse Merlino, con un sussurro, quasi avesse paura delle sue stesse parole.
“Nel passato? Cosa intendi?”
“Che io vengo dal futuro, forse. Non so come spiegarti, io…eravate morti tutti.”
E nel dire quello, Merlino immaginò la reazione di Artù. Trattenne una risata.
“E la mia morte ti suscita ilarità?”
“No, no, stavo pensando ad Artù. Comunque, non è questo il punto. Io ho assistito alla morte di Re Artù e il Grande Drago ha detto che, prima o poi, se ci fosse stato bisogno di lui, sarebbe tornato. Sono passati anni, un millennio circa, a essere precisi…io sono invecchiato e ho passato ogni giorno a camminare avanti e indietro sulle sponde del lago, in attesa. Oggi Artù, finalmente, ha fatto il suo ritorno, ma è come se all’improvviso fossimo tornati indietro, ai tempi in cui…”
“Cosa hai mangiato ieri sera?” domandò allora il vecchio.
“Gaius! Sono serio! Pensavo che tu…”
Gaius rifletté per qualche secondo, poi con la sua voce calma disse:
“Perdonami, ma mi sembra un’assurdità. Stamattina abbiamo fatto colazione insieme, ora sei rientrato e mi hai guardato come se non ci vedessimo da una vita.”
Merlino si agitò ancora di più:
“Ma è così! Giuro! Tu non sai nulla di viaggi nel tempo o cose del genere?”
Gaius scosse il capo:
“No, mi spiace. Sono cose al di fuori della mia portata. Potremmo analizzare qualche libro, però. Anche se devo rifletterci, non saprei da dove iniziare. Tu sei assolutamente certo che non si sia trattato di un sogno?”
“Sì. Anche perché che razza di sogno sarebbe quello di aspettare Artù? Quello spocchioso?”
Merlino trasalì per le proprie parole: spocchioso il Re di Camelot? Quello era un commento che lui avrebbe fatto solo tempo prima.
Quando se ne rese conto, il mago sgranò gli occhi:
“Oh, no, Gaius! Non abbiamo tempo per i libri, sto iniziando a perdere la memoria anche io, credo….”
“O forse stai tornando alla normalità?”
“No, no, no!” disse Merlino, più a sé stesso che al suo interlocutore.
Gaius annuì piano. Ormai era certo che Merlino non stesse delirando. Qualcosa di strano era davvero successo e la sensazione che forze maligne si stessero risvegliando pressava sempre di più il cuore del vecchio.
Ma più si sforzava di pensare, più gli stessi identici pensieri si riaffacciavano alla sua mente: aveva visto Merlino proprio quella mattina. Come al solito. Si sentì impotente, non poteva aiutare il ragazzo.
Merlino capì. E allora, senza dire altro per non perdere tempo prezioso, corse fuori dall’abitazione. C’era soltanto un altro individuo a cui provare a rivolgersi: Kilgharrah, il Grande Drago.
***
Merlino si sentì tremare le gambe quando brandì la fiaccola infuocata che utilizzava sempre nel recarsi al cospetto del Drago, incatenato al buio dal padre di Artù. Nel passato, era stato un gesto abituale: ogni volta che il mago aveva bisogno di risposte, andava lì. All’inizio un po’ impaurito, poi via via sempre più coraggioso.
Non aveva più avuto notizie di lui in quel millennio. Lo avrebbe ritrovato rinchiuso oppure quel ritorno al passato non aveva sfiorato Kilgharrah? In tal caso, Merlino avrebbe dovuto fare il possibile per trovarlo, prima che…prima che cosa?
Il mago strinse la fiaccola con più forza, sospirò e si riprese: la morte di Re Artù, Avalon, Morgana dalla parte del male, i Cavalieri della Tavola Rotonda…cercò di tenere a mente tutto quanto. Non poteva permettersi di lasciarsi sfuggire il ricordo. La memoria era tutto. Altrimenti cosa sarebbe successo?
Sentì un rumore, un movimento. Il Drago aveva di certo capito che qualcuno si stava avvicinando. Merlino tirò un grosso sospiro e si sentì il cuore in gola. Facendosi vedere, avrebbe scoperto la verità: avrebbe avuto un alleato oppure avrebbe dovuto cercare di risolvere da solo la questione?
“Ragazzo…” disse la voce profonda del Drago, quando Merlino lo raggiunse “Quanto tempo…”
“Allora…allora tu ricordi?” domandò il mago, con la paura che gli attanagliava le viscere.
“Sì” disse Kilgharrah.
Per Merlino fu come aver appena bevuto un bicchiere di acqua fresca dopo ore di cammino incessante sotto il sole.
“Ma…allora perché sei qui, come in passato?”
“Questo non lo so. Il mio corpo è tornato indietro, la mia mente no. Per qualche ragione, sono stato in parte immune alla maledizione.”
Quella parola non piacque per nulla al giovane mago, che ripeté:
“Maledizione?”
“Sì, non pensare si tratti di un gioco, perché non lo è affatto. Hai già avuto dei momenti di confusione, dico bene?”
“Sì, degli attimi in cui mi sono sentito…quello del passato.”
“Come temevo. Ascolta, Merlino: si tratta della Maledizione del Tempo e della Memoria. Si tratta, in un certo senso, di un imprevisto.”
“In che senso?”
“Vuol dire che qualche forza oscura, uno stregone del male o una creatura ancor più terribile, è riuscita a prevedere il momento in cui Re Artù sarebbe tornato al mondo. E la leggenda narra che in questo caso…possano nascere delle complicazioni.”
“Quale leggenda? Quale caso?” sbottò allora Merlino “Quando mi hai parlato del ritorno di Artù non hai fatto menzione di imprevisti!”
“Attendere nell’angoscia sarebbe stato peggio.”
Merlino scosse il capo. Non era d’accordo: i segreti e le mezze verità non avevano fatto altro che causargli guai in passato e stava succedendo ancora. Se il Drago gli avesse detto tutto fin dai tempi della morte del Re…
“Avrei avuto il tempo di prepararmi, fare ricerche, qualunque cosa!”
“Non è tempo di rimpiangere il passato, sebbene è proprio sulle orme del passato che siamo tornati” disse il Drago “E ora ascoltami senza interrompermi, che non c’è tempo: se non spezzerai la maledizione prima di perdere definitivamente la memoria, tutto si ripeterà di nuovo. Esattamente come è già successo. Re Artù morirà.”
“E…poi potrà tornare, no?”
“No. In quel caso, questo sarebbe considerato già il suo ritorno. Morirà definitivamente. Se invece riuscirai a spezzare la maledizione, tutto verrà ripristinato all’istante prima del ritorno del Re. E Artù potrà tornare davvero.”
Morirà definitivamente. Le parole del Drago riecheggiarono nella testa di Merlino, che cercò di non andare in panico. A ogni parola della creatura squamosa, sembrava aggiungersi un tassello di difficoltà alla situazione.
“E come la spezzo, la maledizione?” chiese allora Merlino.
“Non lo so.” confessò il Drago.
“Cosa?!”
Il Drago non reagì a quell’esternazione e proseguì col suo discorso:
“Ma puoi trovare la risposta, o almeno un punto di partenza, nel Libro delle Maledizioni.”
“Che, fammi indovinare, non hai idea di dove si trovi.”
“Esattamente. Ma hai affrontato molte avventure, riuscirai anche in questa. Ne sono sicuro.”
Merlino avrebbe voluto dire grazie, ma per un attimo fu bloccato dalla paura: sarebbe davvero stato in grado di compiere quella missione prima di perdere la memoria? Per l’ennesima volta, una grande responsabilità gravava sulle sue spalle.
Un’avventura nuova stava per iniziare. Un viaggio alla ricerca di un libro misterioso, senza nemmeno un indizio – per il momento – di dove trovarlo. Senza contare che le forze oscure intervenute al momento del ritorno di Re Artù di certo avrebbero cercato il modo di ostacolarlo. Il pericolo era dietro l’angolo e un fallimento avrebbe messo la parola fine al ritorno glorioso di Artù di cui tutte le leggende narravano.
Eppure, per un attimo a Merlino scappò un sorriso: era di nuovo circondato dalle persone che amava e ne era certo: nessuna maledizione poteva essere tanto potente da vincere contro l’amicizia. Era pronto. Era l’inizio di una nuova stagione di Merlin.